Per mantenere la vicinanza di chi è indispensabile per la nostra sopravvivenza psicologica, e di conseguenza un senso di coerenza e continuità del nostro essere, ogni individuo tenderà naturalmente durante la propria crescita a incarnare “il figlio preferito”. Questo significa che la nostra identità subisce una particolare forma di modellamento durante lo sviluppo. Emergono alla luce le parti che sono state accettate, approvate, convalidate dalle nostre relazioni più significative; vengono in un certo modo “scartate” le parti che in quelle relazioni “non servono”. In un certo senso, quindi, chi ci cresce impone un “compito” alla nostra identità affinché essa si guadagni il diritto di esistere. Tale compito viene solitamente impartito attraverso segnali non espliciti, indiretti, che comunicano una preferenza dell’ambiente a entrare in relazione con alcuni aspetti di noi piuttosto che con altri. La nostra esecuzione del compito si tradurrà in un peculiare modellamento della nostra identità, in gran parte basato sulla prevalenza di quegli aspetti di sé che sono stati convalidati dall’ambiente relazionale nel corso dello sviluppo; e sull'“estinzione” (dissociazione; svilupperò questo aspetto prossimamente) degli aspetti che non hanno avuto opportunità di esprimersi perché in diversi modi disapprovati. Gli aspetti di del sé che l’individuo in evoluzione ha sperimentato essere graditi nella relazione con l’ambiente di crescita prevarranno sempre di più nel rapporto con il mondo. Si consolideranno, guideranno il modo di essere-nel-mondo in età adulta e, in non pochi casi, produrranno sofferenza. La sofferenza è dovuta soprattutto al fatto che questi aspetti di sé possono sperimentare uno spettro ristretto di affetti; e perciò leggono in modo iper-semplificato il significato degli eventi esterni e interni. Per esempio, un individuo che cerca l'aiuto di una terapia per sintomi ansiosi e depressivi, potrebbe essere diagnosticato come “narcisista”. Ma questa è solo un'etichetta diagnostica che lascia il tempo che trova (esistono molti modi diversi di essere "narcisista", e riprenderò  questo tema). Nella sostanza, questo paziente potrebbe soffrire perché l’ambiente lo ha portato nel corso della sua crescita a “estinguere” e a non esprimere una parte vulnerabile di sé; per esempio il bisogno di essere accudito quando è fragile. Questa parte potrebbe essere stata sistematicamente rifiutata dall’ambiente relazionale nel corso dello sviluppo, mentre una parte che vive per la ricerca costante di ammirazione, fortemente gradita all’ambiente perché gratificante per esso, guida il modo in cui l’individuo si relaziona con se stesso, con gli altri e con il mondo.

Siamo sculture modellate dall’esistenza, alla ricerca di qualcuno che raccolga gli scarti lasciati cadere da uno scultore troppo preso dall’immagine della propria opera finita.


Commenti

Post popolari in questo blog

Stato Liquido

La verità, vi spiego, sul dolore - Perché soffriamo con noi stesi e con gli altri