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La chiacchiera di Heidegger

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  Heidegger distingue tra forme di esistenza inautentica e autentica . Focalizziamoci qui sulla prima forma di esistenza, perché essa ha molto a che vedere con la genesi della sofferenza psicologica. Tornerò sul suo opposto in un altro momento. Nella forma di esistenza inautentica , insegna Heidegger, restiamo ancorati al piano “ontico”. In parole semplici, in questa forma di esistenza “adoperiamo” le cose, le utilizziamo, ci affaccendiamo su una molteplicità di progetti, mossi dalla preoccupazione per il successo e dall’attenzione alla riuscita. Nell’esistenza inautentica , l’individuo “sta insieme”, semplicemente, agli altri, nel senso della convenzionalità degli scambi sociali. Heidegger, infatti, insegna che questa è la forma di esistenza della chiacchiera . Un esempio di chiacchiera , molto frequente anche tra persone che dovrebbero considerarsi “intime”: il parlante parla allo scopo di alimentare l’autocompiacimento nell’ascoltare la propria voce, nel constatare il proprio s...
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  Sebbene vi sia una vasta letteratura su di esso (si veda per esempio l'ampia e penetrante produzione scientifica di Hevitt), la realtà clinica mostra che il perfezionismo non va guardato come tratto isolato. Esso va inserito in una cornice più ampia di significato. Cosa vuole dirci un paziente con un tratto di perfezionismo marcato? Essenzialmente che ha trovato nel corso del proprio sviluppo una strada, probabilmente l'unica percorribile, per ricevere uno sguardo amorevole (o anche solo uno sguardo) da parte dell'altro affettivamente significativo. Questa persona ha imparato che l'unico modo per sentirsi presente nella mente delle figure fondamentali del proprio ambiente relazionale era mostrarsi scrupoloso, diligente, responsabile, magari anche privo di vulnerabilità e incertezze e/o della spinta all’esplorazione. Il nostro sé è come una distesa di neve fresca, in cui forse il temperamento crea sfumati avvallamenti. Ma è il nostro ambiente relazionale che sin dall...
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Il perfezionismo è correlato con molte espressioni di sofferenza psicologica (mi rifiuto di chiamarle “patologie” o “psicopatologie”, ma questa è un’altra storia, che avrò modo di approfondire). Per esempio, lo si trova come tratto trasversale in molti disturbi di personalità (così la psichiatria etichetta le diverse manifestazioni di ciò che altro non è che l’accentuazione, spesso molto marcata, di tratti che serpeggiano in ciascuno di noi). Qualche esempio:  In una personalità (prevalentemente) ossessiva  il perfezionismo può declinarsi come sforzo strenue di portare a termine senza sbavature i compiti performativi (ma cosa non è compito performativo, per un ossessivo?); laddove l’assenza di sbavature serve a ottenere un giudizio positivo e a evitare lo spettro più temuto: imbattersi nuovamente nell’immagine dell’espressione dell’altro deluso; un’immagine che non ha mai smesso, sin da fasi precoci dello sviluppo, di colonizzare la mente. In una personalità (prevalentemente) ...
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  Ricordate il personaggio di Furio , nato dalla fantasia comica di Carlo Verdone? Furio è la versione comica di un tratto psicopatologico molto diffuso. Il perfezionismo . Paul Hewitt è il maggiore studioso di questo tratto. Secondo l’autore, il perfezionismo è un modo di stare al mondo caratterizzato – tra le altre caratteristiche - dall’autoimposizione di standard performativi molto elevati; dal pretendere da sé stessi – e spesso anche dagli altri - la perfezione; dalla tendenza estrema all’autocritica se la perfezione non è raggiunta; dall’estremo timore dell’errore e del giudizio negativo. Il perfezionista è un individuo dominato dalla credenza che gli altri si aspettino la perfezione da lui. Per il perfezionista l’esistenza è un esame. Un esame per cui non esistono voti accettabili se non il massimo. Il mondo interiore è svuotato di affetti intersoggettivi caldi e colonizzato dalla cognizione, da un modo di pensare “in bianco e nero”, senza sfumature di grigio. Successo o fal...
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Per mantenere la vicinanza di chi è indispensabile per la nostra sopravvivenza psicologica, e di conseguenza un senso di coerenza e continuità del nostro essere, ogni individuo tenderà naturalmente durante la propria crescita a incarnare “il figlio preferito”. Questo significa che la nostra identità subisce una particolare forma di modellamento durante lo sviluppo. Emergono alla luce le parti che sono state accettate, approvate, convalidate dalle nostre relazioni più significative; vengono in un certo modo “scartate” le parti che in quelle relazioni “non servono”.  In un certo senso, quindi, chi ci cresce impone un “compito” alla nostra identità affinché essa si guadagni il diritto di esistere. Tale compito viene solitamente impartito attraverso segnali non espliciti, indiretti, che comunicano una preferenza dell’ambiente a entrare in relazione con alcuni aspetti di noi piuttosto che con altri. La nostra esecuzione del compito si tradurrà in un peculiare modellamento della nostra i...
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  Tradire noi stessi Ricorderete il nome del pianeta di origine di Superman. Krypton. In realtà questo nome esiste davvero, e si riferisce a un elemento chimico, il  kripton  (o  kripto  o  cripto ), che è una parola derivante dal greco: κρυπτόν ,  kryptón : “nascosto”. Il kripton (Kr) è un gas nobile incolore, inodore e insapore che si trova in piccole quantità nell’atmosfera.  Sin dalla sua scoperta – ad opera di William Ramsay e Morris Travers nel 1898 - è  stato  considerato “nascosto”, perché in origine fu difficile da rilevare e isolare. Esiste un elemento “nascosto” anche nella nostra chimica affettiva. Ve ne è una traccia in ciascuno di noi. Come il kripton, anche se sembra invisibile, nascosto, ha una sua ragione d’essere, non è lì per caso; in qualche modo deve far parte dell’“atmosfera” della nostra esistenza: è il tradimento ; più precisamente, il tradimento di noi stessi. Tradire noi stessi – in una certa, variabile misura...

La verità, vi spiego, sul dolore - Perché soffriamo con noi stesi e con gli altri

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  La verità, vi spiego, sul dolore Introduzione Erich Fromm. Da adolescenti (parlo della mia generazione) lo frequentavamo senza conoscere il suo background psicoanalitico, ma solo per L’arte di amare . Libro dal quale speravamo di spiluccare frasi da citare per far colpo sulle ragazze. Fromm sosteneva una cosa importante: che non facciamo che ingannare noi stessi e gli altri in merito agli affetti che proviamo; e aggiungeva che per tale ragione ai pazienti andava svelata tutta la verità; era necessario confrontarli con l’autoinganno, soprattutto sulle cause della loro sofferenza. La rubrica che qui inauguro me l’ha ispirata proprio questa idea di Fromm. Essa si propone di demolire, o almeno scalfire, la barriera dell’inganno e dell’autoinganno, e di dire la verità sulla sofferenza psicologica che sperimentiamo nelle sue (apparentemente) svariate forme all’interno della relazione con noi stessi e con gli altri. Parafrasando la Genesi, “con dolore partorirò la verità”; con dolore, p...